BORGOMANERO 2011

Aprile 2011

Scene da aeroporto, addii, che ci danno fastidio nei film, patetici, odiosi, ma che quando ne siamo coinvolti hanno tutto un altro sapore: è sabato mattina, settimana scorsa eravamo di sicuro tutti a letto a quest’ora, e oggi, invece, siamo fermi, nell’area partenze di Malpensa. I ragazzi stanno in piedi, come raggelati, alcuni si nascondono dietro un paio di occhiali da sole, altri contro la spalla di un amico. Le ragazze si sostengono a vicenda, abbracciate, col trucco colato sulle guance e gli occhi rossi. La professoressa Beltrame (durante la settimana soprannominata - in ordine di diffusione - Beltra, Trame, Zia Trame, e per i casi patologici Mamma Eli) avvolta nel suo soprabito rosa, si affaccenda, sorridente, a salutare genitori, insegnanti, ragazzi che si stringono a lei. «Finito», sussurrano in italiano senz’accenti le studentesse finlandesi. Già, «Finito»: I ragazzi della Arppe Koulu di Kitee, che per una settimana hanno lavorato, giocato, mangiato e dormito gomito a gomito con noi sono al check-in. Prenderanno l’aereo per Helsinki alle 11.30… Dovessimo salvare dall’oblio solo alcune immagini, sicuramente sarebbero queste ultime foto, scattate in tutta fretta, radunati quanti più ragazzi possibile, col cielo sullo sfondo, oltre i vetri e gli aerei. Così, infatti, con un’immagine da film, in aeroporto, com’era cominciato, lo scambio della V ginnasio è finito. E nello stesso momento, però, è cominciata la seconda fase: quella del ricordo, e purtroppo quella dell’assenza. Diventa inevitabile, anche se triste, ripercorrere, saltando qua e là, gli impagabili momenti vissuti insieme, a partire proprio dall’arrivo, quando un cartello bianco con una scritta nera a penna, “don Bosco”, sventolava imperterrito di fronte alla porta del check-out, e anche noi italiani (che sul subito ci eravamo dimostrati spavaldi, rilassati) messi in crisi dalla lunga attesa, cominciavamo a sentir vibrare in cuore l’ansia di incontrare uno sconosciuto, e ancor prima di riconoscerlo. E poco più tardi l’ansia di non saper usare l’inglese, di essere troppo timidi per parlare, di essere inadeguati… Miracolosamente, quando praticamente avevamo perso le speranze, all’improvviso, riconoscemmo, di colpo, il primo finlandese, Heikki, camminare lento verso di noi. Lì, col primo silenzio di tomba da colmare, da distruggere con una frase decisa a tavolino (tutti al nostro finlandese abbiamo chiesto: “are you tired?”), il concerto ha avuto inizio, è cominciato lo strano percorso che trasforma gli estranei in conoscenti e i conoscenti in amici inseparabili. Complice è stato ovviamente il lavoro sull’argomento della settimana, la cultura del cibo: come dimenticare il pomeriggio di giovedì, passato a cucinare, ricette alla mano, improbabili piatti finlandesi dalla preparazione articolata, parlando nel frattempo di innamoramenti e di altri problemi, fra adolescenti che, se anche vivono lontano, condividono le stesse difficoltà, le stesse ardue salite da affrontare per entrare nella vita adulta? E le mattinate in laboratorio linguistico confrontando diete, prezzi di cibi e considerazioni sul tempo che passa troppo in fretta? E lo stesso, dimenticheremo forse la traversata di Via Montenapoleone, a Milano, con le ragazze ferme ad ogni vetrina e i ragazzi che sgomitavano per arrivare ad Abercrombie e vedere le modelle? E il pomeriggio ad Arona, gelato e passeggiata sul lungolago? La serata di benvenuto al Gallo Verde quando ancora, dopo solo un giorno insieme, tentavamo di vincere la vergogna e scambiare due parole non solo fra noi italiani? La serata di arrivederci a Gattinara a coronamento della settimana, tentando gli italiani assoli in finlandese e viceversa i finlandesi di canticchiare Tranne te facendosi tradurre il testo? No, non le dimenticheremo mai. I piccoli segnali isolati di una nuova vita, quella che un po’ tutti noi ragazzi cerchiamo, lontana da imposizioni, genitori opprimenti e problemi da affrontare, non potevamo che intravederli in questi nuovi volti, perché si sa, “chi della terra è stufo, in cielo cerca gli UFO” (grazie Lucrezia). Queste venticinque persone diverse da noi, atterrate forse davvero da un pianeta sconosciuto, ci hanno un po’ cambiato, fortunatamente hanno notato in noi bellezze e particolarità che sarebbero rimaste invece sommerse nella quotidiana noia. Ora, però, sono solo «gocce di memoria» già così lontane, a più di duemila kilometri di distanza. Una meteora di passaggio, allora, o un segno indelebile? Non lo sappiamo. L’unica certezza è che sabato pomeriggio, quando ormai sapevamo che l’aereo era atterrato ad Helsinki, girando a Borgomanero, forse complice la miopia, in ogni angolo ci sembrava di riconoscere Anki, Tiia e Anniina, o forse il duo Roosa-Maja, le professoresse Lea e Mirja, in fondo a Corso Mazzini i maschi Isto, Heikki, Ville e Vili a cercare su una cartina in italiano i luoghi della caccia al tesoro di lunedì pomeriggio, davanti alla gioielleria Laura che compra un orologio per la serata finale, Maiju e Sara in gelateria, in piazza davanti alla chiesa Jutta che sta aspettando qualcuno, e via via tutti gli altri. Allora, questi UFO rimarranno a Borgomanero a lungo, ci viene da pensare. Se non fisicamente, almeno con Facebook e la memoria sì!

V Ginnasio

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